giovedì 22 gennaio 2015

Antichi mestieri


IL MUGNAIO
Il mugnaio era un mestiere tipico della civiltà agraria, fra quelli che avevano più mezzi per vivere meglio, perché non gli mancava mai un pizzico di farina e qualche animale da cortile da nutrire con granaglie. I mulini non erano quasi mai di proprietà del mugnaio, ma di potenti famiglie che li concedevano in affitto per un quantitativo fisso di denaro o cereali. Anticamente, in tutte le case si preparava la pasta come anche il pane e i dolci; quindi i clienti del mulino appartenevano a tutti gli strati sociali. Essi compravano il grano, o utilizzavano quello che avevano prodotto, e lo portavano al mulino per la macina pagando la molenda con una parte del macinato. Il locale del mulino doveva essere ampio, perché serviva spazio per il macchinario (chiamato “palmento”) e i sacchi di grano e/o di farina accatastati. Su una piattaforma orizzontale in pietra girava veloce una grossa ruota di pietra anch’essa; dalla tramoggia (recipiente a imbuto che raccoglie il materiale), poi, scendeva il grano che veniva triturato e macinato secondo la richiesta del cliente. Si otteneva un prodotto che era classificato di prima categoria: la farina fina, libera da ogni impurità; di seconda categoria: di media qualità; infine, di terza categoria, quella dei poveri, non pulita del tutto dalla crusca. Quello del mugnaio era un lavoro organico tra operaio e macchina, che si doveva svolgere in perfetta sinergia, perché il mugnaio -abile ed esperto- doveva saper conciliare il lavoro della macchina con le esigenze dei clienti. Ottenuta la farina, generalmente le donne provvedevano a setacciarla e a separarla dalla crusca. I primi mulini funzionavano grazie alla forza dell'acqua, che cadendo sopra una ruota di legno, azionava la macina. Il mulino era in opera tutto l'anno; il grano prodotto in estate, e le altre granaglie, venivano custoditi in appositi magazzini e utilizzati nei mesi invernali.
Proverbio = “Macinare a quattro palmenti”: mangiare con ingordigia, divorare avidamente. Da qui anche il senso figurato, con allusione a profitti e guadagni illeciti, soprattutto da parte di alcuni lestofanti che ricoprono cariche pubbliche.

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