venerdì 26 luglio 2013

Bibite e chiacchiere

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sapete quelle chiacchiere che si fanno mentre si sorseggia una bella bevanda fresca e dissetante su cui è concentrata la nostra attenzione? Discorsi così, senza pretese, sul più e il meno, tipo "mi piace il gelato quando è un po' sciolto" o "simpatiche le cannucce tutte colorate", ecco, cose così. Dato che è praticamente arrivato il caldo afoso, ho deciso di mettere qualche post con bibite fruttate e ghiacciate tipicamente estive, e magari inserirci qualche notiziola o sfogo o considerazione, o classiche curiosità che a me piacciono tanto.

Il "bar"  oggi propone una bella classica limonata fresca (QUI), dissetante come poche. 

Ingredienti
1/2 di limone per persona
1/2 di lime per persona
a piacere di zucchero di canna o miele
3 o 4 foglioline di menta fresca spezzettate per persona
1 pizzico di zenzero in polvere se si gradisce
150/200 ml per persona di acqua
ghiaccio in cubetti

e buona rinfrescata a tutti! :520.gif:

Intanto, tra un sorso e l'altro.....
- "gattabuia". Un termine che sentivo spesso pronunciare da bambina specialmente nelle favole e storielle che mi venivano raccontate o che leggevo sui fumetti, tipo Corriere dei piccoli, e che mi incuteva un certo timore, anche se non capivo bene cosa fosse. Un sinonimo di prigione, quindi niente di buono di sicuro, ma detta così sembrava ancora peggio. E in effetti, curiosando sul web ho scoperto che deriverebbe (ma non è sicuro) dal latino catugiam, a sua volta derivato dal termine greco katogeia, collegato poi con nostri termini dialettali quali catoia, catuia, catorbia (che si sarebbero evoluti in gattabuia) cioè "sotterraneo", che era poi il luogo in cui venivano relegati i prigionieri. In realtà l'origine etimologica è tutt'ora incerta. C'è anche l'ipotesi, un po' forzata forse, che derivi da "gattaiola", la piccola apertura nell'uscio per fare entrare ed uscire il gatto, incrociata con buia. 
Sono sempre stata convinta che fosse un termine usato limitatamente a favole e storie fantastiche, essendo tipico "da bambini", per il senso e l'immagine che dà. Fa pensare ai racconti avventurosi nel  mondo dei pirati, dei malfattori, o dei ladroni di Aladino.
- Curiosità
Ecco l’incredibile cartello dell’aeroporto di Aalborg, in Danimarca \ Roma – Un tempo c’era il fazzoletto sventolato sulla banchina con il treno che si allontanava lento all’orizzonte. Oggi lo scorrere dei secoli ha anche cambiato i riti di addio per chi parte e così via il fazzoletto e avanti i baci a perdifiato, magari all’ingresso dell’aeroporto.
Quanto romanticismo, direte voi, ma purtroppo nel XXI secolo anche simili poetici momenti rischiano di diventare fonte di problemi.
In Danimarca ad esempio hanno notato che i saluti troppo sdolcinati portano seri problemi di traffico all’ingresso dell’aeroporto di Aalborg. Come risolvere? Presto detto, un bel cartello e passa la paura.
Ecco allora cosa recita la segnaletica posta all’ingresso dello scalo: “Bacio e arrivederci. Niente baci oltre i tre minuti”.
In fin dei conti anche i tempi oggi giorno sono importanti ma una domanda sorge spontanea: non erano meglio fazzoletti e treno?
ma decisamente meglio. mah......tra un po' metteranno cartelli telepatici che impongono limiti di pensiero.

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