domenica 10 febbraio 2013

Morale della favola - L'aquila e lo scarafaggio




L'aquila e lo scarafaggio

di Esopo


Un'aquila inseguiva una lepre per catturarla. Questa non sapeva come trovare aiuto; così, visto uno scarafaggio, il solo essere in cui il caso la fece imbattere, si diede a supplicarlo. Lo scarafaggio la rassicurò e, appena l'aquila gli si avvicinò, prese a scongiurarla perché non gli portasse via la povera lepre. Ma l'aquila non si curò di quel piccolo insetto nero e divorò la lepre proprio sotto i suoi occhi.

Memore dell'offesa, lo scarafaggio, da allora, prese a seguire l'aquila con costanza: osservava i luoghi dove quella faceva il nido e deponeva le uova; volava al nido, si posava sulle uova e le faceva rotolare provocandone la rottura.

Cacciata da tutti i luoghi, l'aquila un giorno si rivolse a Giove e lo pregò di procurarle un luogo sicuro, dove poter fare le sue covate. Giove le permise di deporre le uova nel proprio grembo. Ma lo scarafaggio ideò uno stratagemma: fece una pallottola di sterco, volò sopra il grembo di Giove e ve lo lasciò cadere.

Il dio, per liberarsi da quella sporcizia, si alzò in piedi con uno scatto e, senza rendersene conto, fece cadere a terra le uova.

Da quel tempo, si dice che nella stagione in cui appaiono gli scarafaggi le aquile non facciano il nido. 

Ma pensa. Questa favola non ha morale ma è interessante come aneddoto.

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