mercoledì 10 dicembre 2014

Antichi mestieri


IL LUSTRASCARPE
Un mestiere che, si dice, sia nato nel 1806, quando un facchino lucidò gli stivali di un generale francese e venne ricompensato con una moneta d'oro. Togliere fango e polvere, passare le pomate, spazzolare e lucidare scarpe era un mestiere che tanti ragazzi svolgevano nell’800 e che si diffuse nel dopoguerra, quando gli americani giravano per le nostre strade. Infatti, a Napoli erano conosciuti come “i sciuscià”, sempre pronti a tenere le scarpe pulite dei soldati e dei benestanti. In genere, era un uomo che si fermava all’inizio di una scala, di fronte all’uscita di una chiesa, in un mercato, in una piazza, in luoghi di passaggio. Il lustrascarpe era lì, aspettava, ma non tutti potevano fermarsi a pulire le scarpe, molti neanche le avevano. Se ne stava seduto sul suo scannetto, con la cassetta degli attrezzi vicina, il pezzo di legno su cui far poggiare il piede del signore davanti a sé e le spazzole, i lucidi di diversi colori, il panno per lucidare pronti. E iniziava a pulire le scarpe. Dopo aver lucidato una scarpa, con un “toc” di spazzola battuto sulla cassetta, avvertiva il cliente di cambiare piede, perché questi utilizzava quei minuti per chiacchierare o per leggere il giornale. Come ultimo tocco, il lustrascarpe dava una passata con una pezza di seta, presa da un vecchio ombrello. Finito il lavoro, con un “è servito” segnalava al cliente che l’opera era terminata, ricevendo in cambio un misero compenso. Un mestiere che rendeva pochissimo, nonostante il tempo impiegato, ma che si faceva perché bisognava sfamare la famiglia; un mestiere umile e povero, ma pur sempre un mestiere dignitoso.

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