venerdì 28 marzo 2014

Le parole


ci sono parole bellissime, e altre orribili. Entrambe hanno ad ogni modo il pregio di rendere perfettamente l'idea dell'oggetto o del concetto che si vuole esprimere, suscitando all'istante la relativa sensazione che vogliono trasmettere. Lasciamo perdere termini quali "paradisiaco", o "infernale", che sono strettamente collegati con luoghi sovrannaturali a noi noti in quanto descritti ed inculcati fin da piccoli, e piuttosto pensiamo ad esempio a parole tipo "succulento". E' fantastica . Ti fa subito venire l'acquolina in bocca e annessa voglia di mangiare quella cosa lì. Oppure "cruento", efficace per presentarti all'istante un'immagine spaventosa ed una annessa brutta sensazione. O ancora "sublime", una parola che quando la pronunci ti fa quasi alzare gli occhi al cielo in estasi. O "terrore", che mette i brividi anche solo nel pronunciarla. Che poi, ora che ci penso, forse questo sistema non vale per tutte le lingue, visto che in inglese il termine "terrific" vuol dire addirittura "esagerato, eccezionale". Il che sovverte di netto la teoria che ho appena sviluppato. Comunque è interessante, no? il meccanismo delle parole. Bisogna ora vedere se sono nate prima loro o se loro sono nate dalle sensazioni provate. Cioè, più precisamente,  se sono davvero loro a suscitare le dirette sensazioni o se le sensazioni arrivano proprio in quanto conosciamo il significato delle parole associate. Il classico quesito mai risolto del "sarà nato prima l'uovo o la gallina".

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