venerdì 7 giugno 2013

Gli anni di ciuffi e sbuffi


Tutto è nato da un documentario visto in tv in questi giorni, sugli anni 80, gli anni della mia adolescenza. Allora non me ne rendevo conto, ora a distanza riesco a capire quanto siano stati rivoluzionari. Erano gli anni in cui il "video ha ucciso la star della radio", facendo capire l'efficacia dell'effetto visivo e la notevole importanza dell'influenza mediatica; gli anni del boom della robotica, e la musica, con le sue tastiere computerizzate, ne è testimonianza evidente; sono gli anni del boom economico, argomento chiave del documentario in questione. All'epoca non mi rendevo conto nemmeno di questo, francamente, e invece è vero. C'era il boom dello shopping, si comprava di tutto, quindi sul mercato c'era sempre più richiesta quindi si produceva in continuazione. Eppure, a pensarci, c'erano ancora le cabine telefoniche, di cellulari e computer giravano solo i primi prototipi, giganteschi e tutt'altro che portatili. Era il periodo dei telefilmoni tipo Dallas e Dinasty, che rappresentavano una società dalla ricchezza sfacciata, anzi lusso vero e proprio. E l'abbigliamento poi, che oggi definirei orrendo ma allora non mi sembrava tale. Le famose spalline che erano sempre più grandi, fino a caratterizzare casacche a triangolo, praticamente, che ci facevano somigliare a dei robots, mentre i Kraftwerk cantavano appunto "We are the robots"; abiti e vestiti esageratamente larghi, le tipiche camicie con maniche a sbuffo, le gonne a sbuffo, tutto esageratamente a sbuffo. Per non dire di capelli ed acconciature, sia maschili che femminili, tutti sparati per aria,  o decorati con fiocchi di pizzo enormi. O anche il trucco, con ombretti coloratissimi, e i lucidalabbra lucidissimi. Una moda sfacciata, insomma, che, come in effetti la moda ha sempre fatto in ogni epoca, testimoniava il benessere materiale ed economico. Gli stessi canoni estetici femminili, che pubblicizzavano una donna piuttosto pienotta, sembravano invitare a comprare comprare sempre di più. E questo mi ha portata a fare il paragone con oggi. Esattamente l'opposto, tutto risicato. I canoni fisici pubblicizzati sono più o meno chiodi ambulanti; quindi un tipo di abbigliamento risicato, striminzito, le taglie equivalgono a quelle baby degli anni passati; si invita a mangiare "sano" e quindi di meno; tutto quello che è in vendita si è ridotto di dimensioni, le merendine, ad esempio, sono diventate la metà di prima in lunghezza e spessore (ma il prezzo è lo stesso), le quantità nelle confezioni sono dimezzate, persino le banane, come mi faceva simpaticamente notare la mia amica, sono diventate più piccole! E' assolutamente vero, è così. Se gli anni 80 sono stati un boom, l'epoca attuale è un plof. Questo perché c'è crisi, economica, e parlo a livello mondiale, non soltanto da noi, quindi si spende meno, quindi c'è meno richiesta e la produzione ne risente. Meno in carne siamo, meno stoffa ci vuole per l'abbigliamento, e magari da quella quantità da cui prima uscivano 3 pantaloni ora ne fanno uscire 4. Intanto però il mercato continua ad andare, a proporre nuove uscite, ma tra cellulari, computer e simili, sempre più raffinati ed avanzati, e ad invogliare l'acquisto di questi oggetti, risparmiando all'osso (letteralmente) in altri settori, quali alimentari e  (forse di conseguenza) abbigliamento. Ora, io non ricordo tutto questo boom, sarà perché da adolescente non è che potessi spendere come mi pareva e piaceva. Però sì, in effetti si stava bene, la società stava bene e dava perciò un'immagine di benessere anche attraverso "l'effetto visivo" - canoni fisici e abbigliamento. Era tutto molto allegro e colorato. Oggi invece, se vai a comprarti un vestito o generi alimentari il più delle volte ti intristisci. A questo punto mi domando, una società che dagli anni 80 ha fatto passi da gigante in ambito informatico e tecnologico, ma contemporaneamente riscontri una crisi economica molto preoccupante, come si definisce, progredita o regredita? Io non lo so. So che negli anni 80, con molto meno, avevamo molto molto di più.

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