La
pulce e il bue
di Esopo
Quel giorno una piccola pulce sembrava
meno vivace del solito. Le sue minuscole alette non avevano voglia di scuotersi
e le zampettine che normalmente la portavano a saltellare avanti e indietro,
erano pressoche' immobili. Era una pulce graziosa e nervosetta, anche se quel
mattino la noia pare va essersi impossessata di lei.
Per vivacizzare le sue ore decise di
andare a trovare il bue della fattoria. Il grande animale pascolava quieto
nelle verdeggianti distese erbose che circondavano le stalle, scuotendo di
tanto in tanto la sua lunga coda sotto i caldi raggi del sole.
Con agili piroette l'animaletto andò a
posarsi davanti a lui. "Salve"
Strillò con un vocino acuto.
"Oh,
buongiorno".
Rispose gentilmente il bue avvicinando il suo grosso muso al minuscolo
corpicino dell'insetto.
"Sai", disse la piccolina "avevo voglia di chiacchierare con
qualcuno".
"Bene,
e di cosa vogliamo parlare?" Chiese il bue. "Non so..., raccontami un po' del tuo lavoro"
"Io
lavoro per l'uomo e svolgo duri compiti. Il mio padrone e' un contadino e per
lui tiro l'aratro, obbedendo a ogni suo ordine". Spiegò il bue.
"Che
buffo!"
Squittì la piccola pulce "Io invece
non prendo ordini da nessuno e mi riposo quando ne ho voglia. L'unica cosa a
cui devo fare attenzione e' di non essere schiacciata dalle manacce di
qualcuno. Ma tu cosa ne ricavi da tanta fatica?"
Il bue, con un moto di commozione
nella voce, mormorò: "Ecco vedi,
quelle mani di cui tu hai paura, si trasformano per me in tenere carezze".
Mentre parlava alcune lacrime di gioia
gli scivolarono lungo il muso. "L'uomo
apprezza il lavoro che svolgo per lui e mi ripaga con tanto affetto."
La pulce, stupita dal pianto del suo
amico, si allontanò piano ripensando a quanto udito. Chissà, forse
quell'affetto di cui il bue parlava con tanta commozione era veramente un bel
premio.
[Esopo]
Morale: Non e' facile comprendere come per certe persone veramente disinteressate l'affetto possa costituire la migliore ricompensa del loro operato.
Proprio bellina questa.
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