lunedì 25 giugno 2012

"Che tu sia per me il coltello" - Quando l'anima irrompe nel reale




"Guardami Myriam, mi diverto a fantasticare. E sto un po' meglio. Non capisco come. Anche solo immaginare il tuo modo di parlare mi calma. E mi rende felice. Mi scorre nel corpo come una medicina, facendoti gorgogliare dentro di me. Non smettere. Non smettere di essere."
 
“Yair, non credo che tu sia la persona in grado di guarirmi dalle ferite interiori; ma forse, in questa fase della mia vita, non ho tanto bisogno di un medico quanto di una persona che ha una ferita simile alla mia.”


“Ogni tua parola è caduta esattamente dove era attesa da anni”

‎"Non sai di quante allusioni a te sia pieno il mondo."

Per quanto io sia scettica su tutto quello che fa moda, visto che mi capita più spesso di trovarmi controcorrente che il contrario, questa volta posso dirmi contenta e soddisfatta di scoprire di far parte di una maggioranza. Perché gran parte delle persone con cui ho scambiato opinioni su questo libro non solo se ne dicono entusiaste quanto me, ma lo sono addirittura per le stesse motivazioni.
Di fatto è un libro che scava, come un coltello, che ti prende l'anima, incide, lascia i segni e fa spurgare le ferite. Non ha una trama effettiva, non è una storia con vicende e fatti, con un inizio e una fine, è un'anima che si mette a nudo, che trova un'altra anima istintivamente scelta per farlo e che a sua volta lo fa con lui. E' un'anima che parla, appartenente -particolare superfluo, per l'autore- ad un uomo che vive una "realtà" in fin dei conti serena, dove amore c'è, c'è casa, c'è lavoro, c'è famiglia. Solo che ad un certo punto si rende conto che la sua anima grida per irrompere in questa realtà da cui è esclusa, e si ritrova davanti per un colpo del caso un'altra anima con cui mettersi a nudo e alla quale poter rivelare, finalmente, cose di sé passate e sepolte che non ha mai condiviso con nessuno, nemmeno con la sua "vita reale" (che a lui sembrerebbe di "contaminare"), raccontandole a quest'altra anima non tanto come fatti di vita quanto come emozioni e sensazioni/ricordi che quei fatti hanno suscitato influenzando in bene e in male l'uomo "indefinito" che è oggi. Ecco, il protagonista decide di capire chi è veramente, e per farlo "usa" l'anima di questa donna che ha innescato in lui quasto meccanismo di "conoscenza per autoconoscenza". Ne nasce tra i due un legame bellissimo, indissolubile, più che romantico, più che d'amore. DI PIU'. Un legame che fonde insieme le due anime, non di una fusione totale, che di fatto non è possibile, ma di una fusione reale, e perfetta in quanto lascia che entrambi conservino la loro individualità e la lucidità di se stessi, che là dove la dimenticano c'è l'altro a rinfrescare, anche in quei momenti in cui le due anime si scambiano. 
 
“ma ricordi? E’ l’unica storia che avrei voluto raccontarti, quella di sapersi concedere a un altro in modo totale. Non per perdersi in lui, e nemmeno per rinunciare a se stessi, ci mancherebbe, ma per provare la sensazione di essere un altro, per una volta, voglio dire, un altro, dentro di te….”

E' una presa di coscienza messa per iscritto, un dipanarsi di ciò che sono, realmente e da sempre, al di là del reale, è un imparare ad amare se stessi attraverso e insieme all'altro, finendo per accettarsi ed amarsi davvero, per una sorta di meccanismo tipo 'amando te amo anche me stesso'. Che poi è amore puro. 

“Ma cosa avrei potuto scrivere? Forse quello che ti ho detto una volta: secondo me, svelare a una persona qualcosa che non sa di se stessa è un grande dono d’amore. Il più grande.”

senza più confini ma con l'anima ben definita. 
Trama non ce n'è, dunque, ci sono sprazzi di vita reale, passata e presente, che tratteggiano quanto basta il mondo in cui i due protagonisti vivono, un mondo fatto di drammi passati innanzitutto, ma anche presenti, specialmente lei. Si parla di parternità, e di maternità/non maternità. E di traumi infantili non ancora superati. Da una parte c'è lui che tenta di redimersi dal negativissimo rapporto col padre riversandolo duramente sul figlio, in cui rivede il sé bambino sofferente e per il quale pure prova un amore molto tenero; dall'altra c'è lei che invece riversa amorevolmente su quello che non è nemmeno suo figlio biologico il suo difficile rapporto con la madre che l'ha segnata, seguendolo con ogni cura ed attenzione che solo una mamma pienamente mamma riesce a dare. Le pagine in cui lei parla di questo bimbo e della sua malattia irreversibile sono meravigliose, e molto commoventi.
La lettura coinvolge, in ogni punto, anche quelli più crudi, e man mano ci si rende conto che l'autore ha raggiunto il suo scopo, cioè quello di aver trovato davvero chi vuole compenetrarsi nella sua anima e che lui si compenetri nella propria, tanto che ad un certo punto non si distingue più chi sia chi, in certi tratti sembra di leggere la stessa persona. Questo fino alla contaminazione da parte della "realtà", che porta lui a fermarsi (la "ghigliottina") gesto incompreso da lei che, ormai innamorata, si rivela più forte di lui nella determinazione di voler affrontare anche il reale, pur di far vivere questo amore. A patto di farlo insieme. Paradossalmente però perché l'amore possa irrompere, ci vuole un ultimo atto, un rito di passaggio, che è appunto il distacco. Perché solo quando questo essere uno nell'altra, questo scambio uno nell'altro sarebbe finito, può esserci l'amore. Finché l'uno fosse stato anche l'altro, finché fosse rimasta l'impossibilità ormai radicata di distinguere le due anime, non sarebbe stato possibile "darsi" e la realtà sarebbe rimasta per loro solo d'intralcio. Fondamentale dunque la ghigliottina, che serve a recidere il legame fortissimo e unico tra le due anime perché ognuna possa prendere la propria individualità e la totale consapevolezza di sé e, risplendendo di luce propria, irrompere nel reale per dare amore all'altra. 
Le ultime pagine sono al cardiopalma, una corsa sfrenata senza fiato....verso la salvezza. Fino alla redenzione finale.
 
“Ha continuato a parlare con un misto di arroganza e timore mentre io non riuscivo a liberarmi della sensazione che anch’io fossi colpevole di qualcosa: stava spingendo se stesso con tutte le sue forze verso un baratro per invocare il mio aiuto, per obbligarmi a salvarlo,”

Per me è un capolavoro.
 
"Scrivo te da quel punto nella mente. Mi concentro con tutte le mie forze su quel punto e tu sgorghi da lì. Come se ci fossero parole riservate ad una sola donna e non ad altre"

 “Come sei entrato nella mia vita? Com’è possibile che fossi così indifesa? E non sei nemmeno entrato dalla finestra o da un lucernaio. Sei riuscito a trovare una fessura attraverso la quale mi hai trafitto il cuore”.

“Ogni volta che mi rivolgi la parola, o il pensiero, io lo sento. Come ora, in questo momento. A volte mi risvegli nel bel mezzo del sonno e allora io so che mi hai sognata. Non riesco a spiegarlo”.
 
“E mi hai baciato in mezzo agli occhi. Poi ti ho massaggiato il corpo con le sole ciglia. E ho tracciato con il dito delle parole sulla tua fronte (scrivendole al contrario, perché tu possa leggerle dall’interno).”

"Vedo nella mia immaginazione la bolla di una livella bilanciata, perfetta, pura, che è anche conoscenza totale e capacità di donarsi interamente. L’armonia di due persone, di noi due, alla quale nessuno può arrivare da solo”



“Chiedimi dell’altro, chiedimi quali sono le mie vere sensazioni quando ti apri così davanti a me. Non rinunciare, aiutami a combattere il gemello nero che c’è in me, perché da solo non ne sono capace, non posso vincerlo. Chiedimi di affrontare senza riserve i miei sentimenti verso questa tua ferita aperta che mi risucchia al suo interno, richiudendosi sopra di me. Chiedimi di provare il dolore di un altro, di sentire dove fa male, in quale punto del corpo. E se ritengo davvero possibile provare il dolore di un altro, o se per me è solo una menzogna qualsiasi, una frase vuota.”

“Ma io credo, con tutto il cuore, che ci sia un luogo, forse non il giardino dell’Eden, in cui potremo stare insieme. Un luogo che nella “realtà” non è più grande di una capocchia di spillo, per via delle inevitabili restrizioni; ma per noi sarà grande abbastanza, e lì potrai essere te stesso, chiunque tu sia”

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