mercoledì 30 novembre 2011

Diario di "bRoDo"

bOngiorno!!
giorno bello e freddo. Come i vampiri di Twilight. Uauauauaua
ALMANACCO
La data storica  
1950: muore suicida a 42 anni lo scrittore cesare Pavese. 
I Santi di oggi:  Andrea  
Il proverbio di Oggi:  Nacque per nulla chi vive sol per sé

Aaaaah, il proverbio di oggi è uno spunto fantastico, demoralizzante in parte, ma una verità assoluta. E capita a puntino per la bella esperienza avuta solo ieri grazie a persone dall'animo veramente grande. Nacque per nulla, è proprio vero. E di gente nata per nulla oggi ce n'è anche troppa. C'è poca generosità, d'animo intendo, e con poca intendo poche persone che ne hanno tanta, e il peggio, quello che mi fa proprio inc, è che queste poche persone straordinarie vengono considerate aliene se non fesse, del tipo "perchè lo fanno? chi glielo fa fare". Chi glielo fa fare? Appunto. Mentre quelle che vivono sol per sé vengono ritenute del tipo "vabè è fatto così" se non addirittura stimate tipo "bravo, fa bene". C'è in voga una generosità "facile", quella che fa fare cose solo perchè sono "gratis" e non coinvolgono niente di vero, niente di sé. Darsi non esiste, se non in pillole ben dosate, e non senza un tornaconto. Di conseguenza, anche quando si riceve, si vuole ricevere solo col contagocce perchè si parte dal presupposto che chi dà "chissà cosa va trovando" e non si sa come ricambiare. Questo è l'atteggiamento di chi non ha nè conosce generosità d'animo. Ma cosa c'è di più bello del condividere? Dare per il solo piacere di condividere una gioia, provando gioia al solo pensiero di quanta gioia può provare l'altro. Quindi senza contagocce, senza riserve, mettendoci tutta l'anima. Di contro, tenersele per sé che gioia dà? Dare solo se c'è un tornaconto, e di conseguenza vivere con la convinzione che chi ti dà qualcosa vuole sicuramente qualcosa in cambio quindi senza neanche riuscire ad apprezzare in alcun modo quello che si riceve è di una tristezza senza fine. Chi vive sol per sè è come dentro un circolo chiuso e vizioso, dal quale guarda l'esterno con distacco e senza comunicarci in alcun modo, un circolo pieno di cose che crede sue, ma che non lo sono, cose materiali magari, superficiali, e vuote perchè lui stesso non gli ha attribuito nessun valore quando le ha ricevute, e in questo circolo tutto prima o poi non può che inaridire. Quindi nacque per nulla. Detto decisamente confermato.
GIUSTAMENTE
quando si è in piena attività mentale, ci si spossa più di un lavoro fisico. E' un dato di fatto. Eppure si penserebbe di no, visto che non coinvolge attività fisica. Fatto sta che quando sono in ballo emozioni, sentimenti, il mondo nascosto, in parole povere, sembrano veri e propri terremoti, uragani, alluvioni, questo tanto per un carattere che butta fuori, come il mio, e vive tutto a fior di pelle, quanto per i caratteri che lavorano dentro, nel profondo. Che poi può sembrare che un'indole come la mia, che esterna tutto, sia superficiale, come se non sappia dare valore a queste cose visto che le vive appunto all'esterno, ma in realtà non è superficiale, anzi. Metterle fuori rende vulnerabili, cosa che un carattere chiuso non contempla nemmeno lontanamente, considerandolo un pericolo vero e proprio.  In effetti il rischio c'è, quando sei scoperto sei un bersaglio facile. Ma quello come il mio è un modo di vivere il mondo interiore, e non c'è niente da fare, è una cosa istintiva, non calcolata, se lo vivessi diversamente per me equivarrebbe a non viverlo affatto. 

8 commenti:

popa ha detto...

ciao, Betta...mi permetto di intervenire su una tua affermaziome:"può sembrare che un'indole come la mia, che esterna tutto, sia superficiale"...non vedo correlazione tra le due cose,altrimenti tutte le persone aperte, solari, allegre sarebbero superficiali, e quelle chiuse, taciturne, seriose sarebbero profonde...e nella vita reale sarà capitato a tutti di incontrare persone "chiuse", vuote come un sacco vuoto, e persone "aperte" che anche in una battuta faceta esprimono concetti profondi come l'oceano.
Ti cito ancora:"Ma cosa c'è di più bello del condividere?"... a mio parere,modestissimo, non c'è nulla di più bello che ridere, piangere, gioire, soffrire insieme alle persone, siano familiari, siano amici, siano soltanto persone incontrate casualmente, per esempio in un negozio, o sul bus,o sul...web, con le quali scambi un parere su un qualsiasi argomento...
Quelli che non riescono a condividere, secondo me, sono persone fondamentalmente invidiose,ahiloro!,che non hanno innanzitutto autostima,soffrono d'inferiorità e non riuscendo ad elevarsi, cercano di distruggere gli altri per non sentirsi da meno...come possono queste persone gioire di una tua gioia e soffrire di un tuo dolore!!!
Non ricordo dove ho trovato questa massima che ti ho già regalato e che ti ri-regalo:-"Inutile discutere con un idiota: prima ti porta al suo livello e poi ti batte per esperienza!"

Buon post-compleanno!!!

§^_^§ ha detto...

Hai detto cose giustissime. Purtroppo però ho constatato su di me che il mio modo di fare è considerato superficiale, perchè pare che se metto tutto fuori, non dò valore a quello che provo. E invece gliene dò tanto, sia al mio che a quello degli altri, proprio perchè so quanto vale quello che abbiamo dentro. L'invidia sì, è distruttiva, vero, ed è il male più grande che c'è. Se eliminassero questa, il mondo migliorerebbe all'istante. E la cosa peggiore per me sai qual è? E' vedere star male qualcuno a cui tengo per colpa di questi atteggiamenti e non poterlo neanche tirare su dicendo "no, non è così", perchè che il mondo va così, dove c'è chi addirittura gode del dolore altrui, è una realtà, da ignorare di sicuro, ma c'è.
ti ho già detto che sei saggia? (:P) ma non di quella saggezza seria, quella cinica perchè intaccata dalle esperienze negative, hai una saggezza che conserva la positività di un bambino, positività che non dà spazio al cinismo. il giusto equilibrio. Almeno così ti vedo, in base a come ti percepisco. Diciamo che come Mothy scherzosamente la chiamo grande sorella piccola, chiamo te piccola sorella grande :D

lagrandesorella ;-) ha detto...

Salve sorelle piccole, grandi e medie....
bell'argomento!
1)intanto mando un sms a mio figlio Andrea perchè solo leggendoti mi sono resa conto che è il suo onomastico.
Madre snaturata che sono
vado e torno...20 secondi!

sempre io ha detto...

mandato sms!
allora, secondo me, l'avere empatia con chi ci circonda, che sia consanguineo o sconosciuto, è come avere gli occhi azzurri.
o ce l'hai o non ce l'hai.
puoi mettere le lenti a contatto colorate, ma prima o poi devi toglierle.
i miei esempi assurdi, si lo so, mi vengono e li scrivo.
dico scemenze?
faccio errori?
pazienza, sono cose che penso e le dico chiare e tonde, a differenza di chi , come diciamo a roma "rosica"
ecco, chi "rosica" ed è felice solo quando gli altri hanno meno, o fanno meno, è talmente occupato a rosicare che si perde tutto quello che di bello gli capita.
POVERETTI!

sonia ha detto...

ah, ecco quello che volevo dire...
in un altro forum che seguo, un ragazzo di 40 anni, avvocato di successo e benestante,appassionato di surf è bello come Tristan, ha lasciato tutto e se ne è andato in africa in una missione laica ad aiutare bambini abbandonati.
sapete come è stata definita la sua scelta???
CRISI DI MEZZ'ETà.
insomma, siamo talmente abituati ai ladri che fuggono con i bottini e se ne vanno ai caraibi con una minorenne, che un uomo che lascia tutto quello che gli altri GLI INVIDIANO per donarsi agli altri gratuitamente, viene visto come uno che ha almeno "la crisi di mezz'età".
magari per non dirgli che è matto!
mi pare che davano del matto anche ad un tal S. Francesco...o sbaglio?

§^_^§ ha detto...

Sonia gli onomastici passano spesso inosservati :D comunque confesso che mi fa piacere che l'almanacco ti sia stato molto utile oggi :DD.
Ora OTTO io. A proposito di empatia, visto che l'hai nominata, è un argomento che mi interessa molto perchè, principalmente, non c'ho capito granché. Ne sento parlare solo da qualche anno, all'epoca di adolescenza e sentimenti in erba mai sentita nominare l'empatia. Parto dalla definizione di wikipedia: Nelle scienze umane, l'empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione dell'altro, escludendo ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale. quindi una cosa grossa, direi. Ora io non so dire mica se la provo. Capire quello che chi ho davanti sta provando, e partecipare alle sue emozioni con trasporto, è qualcosa che ho provato spesso ma non so se è questa l'empatia. Per di più tempo fa qualcuno mi disse di averla provata per me e aggiunse addirittura che ora dovevo provarla io nei suoi confronti. Ma non è mica a comando. E poi, e questo mi ha fatto pensare ancora di più, si è ben dimostrato che questa persona non aveva capito niente, quindi non poteva aver provato empatia, cosa ha provato non lo so, ma sicuramente non ha capito per niente cosa provavo io. Quindi a me sembra che ci sia confusione in merito, che venga confusa con il provare la stessa cosa, che è simpatia, non empatia. Capire totalmente ciò che prova l'altro senza sovrastrutture personali è una cosa bellissima, ma penso rara e difficile perchè è difficile non farsi condizionare dai nostri sentimenti. E sicuramente non soggettiva, perchè non è quello che provo io, ma quello che prova l'altro il fulcro. Se l'empatia è quanto viene definito, io la identifico con il mettersi nei panni dell'altro. Poi non so se è sbagliato. L'empatia è un altro dei miei quesiti. :D

Anonimo ha detto...

Lo stato psicologico della simpatia ha tratti in comune con quello dell'empatia.

Le principali definizioni sono:

Empatia: abilità di percepire e sentire direttamente ed in modo esperienziale le emozioni di un'altra persona così come lei le sente, indipendentemente dal condividere la sua visione delle cose.
Simpatia: abilità di percepire la situazione in maniera simile alla persona coinvolta. Questo quindi implica preoccupazione, o partecipazione, o desiderio di alleviare i sentimenti negativi che l'altro sta provando.

Insomma,io l'empatia l'intendevo cosi', il partecipare ai sentimenti degli altri anche se non c'è affetto o amicizia o amore....
Mi sa che non ci ho capito nada :-(

§^_^§ ha detto...

secondo me non è facile per niente l'empatia, e penso ci sia molta confusione. Siccome ne sento parlare spesso negli ultimi anni, mi sono incuriosita. Per definizione l'empatia è estraniarsi da se stessi per capire totalmente cosa prova chi hai di fronte. E come si fa? Non è umanamente possibile, o comunque facile, mettere da parte le proprie esperienze, sfido chiunque a dire sinceramente di non averci messo almeno un pizzico di sé in quello che sentiva. Ti faccio un esempio. Tu assisti ad una situazione (escludiamo quindi rapporti e legami) davanti alla quale scoppi in lacrime, nella convinzione di capire cosa prova chi è coinvolto. Ma dov'è la certezza che tu non risenti nemmeno un pochino del tuo stato d'animo del momento, tipo se stai particolarmente sensibile scoppi in lacrime commosse, se invece sei più razionale vivi la cosa in modo diverso? Come si fa a dire che non risentiamo di sentimenti nostri? Nè è, per fare un esempio scemo, come se uno si fa male alla mano e tu dici "so benissimo cosa provi". Questa non è empatia. Il fulcro dell'empatia è quello che prova l'altro non noi. In psicanalisi, ho letto, l'empatia è fondamentale, perchè il medico NON PUO' assolutamente essere influenzato in alcun modo dalle proprie esperienze, per capire del tutto il paziente anche in quello che non dice. Uno psicologo che non ha empatia, non è un bravo psicologo. Ma nei rapporti è diverso. L'empatia sì può essere anche verso estranei, visto che è nata in teatro, come rapporto tra attore e pubblico, quindi è certo che può esserci anche se non c'è amore o amicizia o altri sentimenti. Io comunque per esperienza personale posso dire che come parola è usata troppo e gratuitamente (se è capire esattamente cosa prova l'altro, io non provavo affatto quello che è stato capito, quindi non era empatia, era qualcosa che provava l'altra persona, non io, direi il contrario dell'empatia). Nè so dire se l'ho provata io o meno, perchè sono estremamente emotiva e vittima delle mie emozioni. Se si intende come dici tu, come partecipazione, allora sì, l'ho provata anch'io. Ho gioito di gioie altrui capendo benissimo come si sentivano (ma questo è mettersi nei panni altrui, o no?), e ho pianto per dolori altrui, per situazioni che non potevo capire perchè non le avevo vissute, e per tutta risposta mi è stato detto che non essendomici mai trovata, non potevo capire... Quindi? Qualcosa non quadra.