martedì 27 aprile 2010

Riflettevo

- che la gente è assetata di libertà =O come si fa a vivere bene quando si continua a reclamare quello che si possiede di natura? Come si può trovare serenità se si sta sempre a gridare di esigere qualcosa che si ha là, nelle proprie mani? Quando lo capirà la gente che la libertà appartiene a tutti e che i vincoli, se e quando ci sono, siamo solo noi a metterceli?

-che io vivo i rapporti come vivo il cibo. Nel senso, a tavola non mangio tutto, qualitativamente parlando. Sono davvero pochissime le cose che mi piacciono, nè amo affatto provare piatti nuovi, sono restìa verso i sapori che non conosco; ma quelle pochissime mi piacciono tantissimo, non mi stancano mai, di conseguenza, di quelle pochissime ne mangio a sazietà.
Nei rapporti è uguale. Pochissimi davvero, qualitativamente parlando, su questi riverso tutto il mio interesse, non mi stancano mai, solo questi vivo, e li vivo a sazietà. =D
Mi è venuto in mente DOPO un altro particolare di questo strampalato paragone che ho fatto. Nel cibo, come nei rapporti, cerco solo quello che so che mi piace, nel quale riconosco ciò che conosco, magari sapori o odori familiari. E,
come con il cibo, con cui quando ho di fronte quello che mi piace, ci dò dentro con gusto, così nei rapporti, che reputo importantissimi e unici, amo approfondire, senza riserve, non mi fermo MAI alla superficie. Ma è una cosa che faccio e su cui mi butto SOLO se vedo qualcosa che mi piace o riconosco, altrimenti no, non mi viene. Di fronte ad un piatto che ha ingredienti che non mi quadrano, non mi butto proprio, neanche per curiosità, che è una mia caratteristica basilare. Se poi addirittura si tratta di cibi che so bene che non mi piacciono, evito persino di sentirne l'odore. E lo stesso vale nei rapporti. Perchè, come un sapore che non amo mi resta sullo stomaco per sempre e non riesco a sopportarlo (di solito infatti evito proprio di rischiare di assaggiare sapori che possano lasciarmi questo effetto), così avere a che fare con una persona che proprio non mi piace, e lo so bene, mi procura disagio anche fisicamente.
Davvero un paragone che ci sta tutto, ogni particolare, ogni aspetto delle due cose, man mano che ci penso, trova il corrispettivo adatto.
ALTRO PARAGONE ANCORA. Nel cibo, come nei rapporti, non amo troppi fronzoli. Nel senso, come non amo i piatti sofisticati e arzigogolati, che mescolano eccessivamente i sapori tanto da non averne uno ben definito e alla fine non sanno nè di me nè di te, così non amo le persone troppo complicate, che non riesco a capire e a definire. Mi piacciono i piatti semplici, saporiti ma di un sapore ben definito, così come amo le persone semplici, senza troppi arzigogoli, interessanti proprio perchè ben definite.

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