mercoledì 19 novembre 2014

Antichi mestieri


IL CARBONAIO

Figura mitica quella del carbonaio, che rimaneva interi mesi in montagna, tenendo con sé solo il suo mulo, adatto come mezzo di trasporto della legna, resistente e abile a muoversi in zone scoscese. Il carbonaio si organizzava, di solito, con altri compagni di mestiere e in gruppo svolgevano il loro lavoro nel bosco, per produrre carbonella dal taglio del bosco ceduo. Questi provvedeva al taglio degli alberi e con la roncola puliva i rami. Ogni carbonaio lavorava la sua macchia, la tagliava in pezzi da un metro e la accatastava. Finita questa fase dell’opera, trasportava tutto il materiale in uno spiazzo, con il mulo. Qui, venivano scavate le buche nelle quali accomodare la legna e accendere il fuoco. La cotta della legna aveva forma conica e, dopo aver acceso il fuoco, veniva ricoperta di terriccio. Mentre il fuoco bruciava, si praticavano dei fori per far uscire il fumo ed evitare che la legna incenerisse del tutto. Di notte, i carbonari, a turno, sorvegliavano la cava per impedire pericoli. Essi erano soliti dormire in un capanno di legno costruito sullo spiazzo. Terminato il lavoro, smontavano il capanno e si trasferivano in un altro posto per ricominciare di nuovo l’intera procedura. Quando scendeva dalla montagna, girava per i vicoli della città con dei grossi sacchi sulle spalle pieni di carbone, che era utilizzato, prevalentemente, per alimentare il braciere, per scaldare il ferro da stiro e lo scaldaletto, un antico attrezzo con cui si riscaldava il letto prima di andare a dormire.
Quello del carbonaio è stato un mestiere che veniva tramandato di generazione in generazione, una cultura millenaria fatta di umiltà, di lavoro, di onestà.

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