martedì 9 settembre 2014

Viaggiamo?

oggi andiamo in Cina, va.


LA CITTÀ PROIBITA
Al centro di Pechino, capitale della Cina, vi è lo splendido, maestoso complesso di edifici, la Città Proibita, sede del Palazzo Imperiale, detto anche Palazzo d’Inverno, una gemma dell’antica architettura cinese. Essa fu definita "Proibita", perché essendo l’Imperatore figlio Celeste, nessuno poteva entrare nella casa imperiale senza permesso oltre la famiglia. La costruzione della Città iniziò nel XIII secolo, quando la dinastia regnante degli Yuan spostò la capitale dell’impero a Pechino facendovi erigere la propria residenza. Anche l’imperatore Yongle della dinastia Ming, dopo la conquista del potere, rifiutò di riportare la propria capitale a Nanchino preferendo risiedere a Pechino, dove fece ampliare il Palazzo imperiale. Nel 1420, dopo quattordici anni e con l’utilizzo di migliaia di operai ed artigiani, i lavori furono ultimati. Per 500 anni, la Città Proibita fu la residenza di ventiquattro imperatori Ming e Qing sino al 1911. Il Palazzo Imperiale ha una pianta simmetrica, circondata da un corso d'acqua e da un muro alto, munito a ciascun angolo di una torre di guardia. All’interno delle mura, si distingue un complesso di sei edifici principali, tra cui il Taihedian (Palazzo dell'Armonia Suprema): esso rappresentava il centro dell'universo, poiché qui l'Imperatore, in qualità di figlio del Cielo, ne compiva la volontà. Poi, vi sono altri complessi di edifici inferiori, luoghi adatti a funzioni di potere di minore importanza, le abitazioni della famiglia, fino ad arrivare agli edifici dell’amministrazione e del personale. Si contano più di 9.000 edifici. Infine, lo splendido giardino imperiale armonicamente sistemato secondo l’antica arte cinese del giardinaggio al cui centro sorge un tempio taoista magnificamente decorato. Il progetto della Città Proibita, dalla disposizione generale al più piccolo dettaglio, la dimensione, la forma degli edifici, i colori della decorazione e l’arredamento è stato meticolosamente pianificato in modo da riflettere i principi filosofici, religiosi e, soprattutto, a simboleggiare la maestà del potere imperiale e il severo sistema gerarchico.


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