martedì 22 aprile 2014

Ora posso dirlo

visto che è passata. La Pasqua non mi è mai piaciuta. Fin da piccola. Sarà perché la identifico innanzitutto con un momento triste, drammatico, un atto ingiusto verso un innocente e puro. Sarà perché per anni l'abbiamo trascorsa con la famiglia su a Città Sant'Angelo, da mia nonna, e il venerdì si stava da mia zia che ha la casa che affaccia sul corso principale dove passava la processione, con il feretro di Gesù accompagnato da uomini incappucciati e armati di lance, che per me erano più che inquietanti. Sarà per i sepolcri, che riempivano di tristezza le chiese che si andava a visitare. Tutta questa serie di cose che anticipano l'evento della resurrezione, fulcro di questa ricorrenza. Sarà poi che l'evento più triste della mia vita, legato a mio padre, venne fuori proprio nel periodo pasquale, del quale ho ricordi terribili, che vorrei dimenticare. Fatto sta che a Natale mi sento al massimo della felicità come a Pasqua mi sento angosciata e malinconica. E a niente servono né sono mai servite le uova di cioccolato, o la gita di Pasquetta, quasi sempre fatta di scampagnate e grigliate. La Pasqua, nonostante il suo basilare significato religioso, non la sento come festività, come festa. Non sono mai riuscita ad esultare, almeno mai pienamente.

2 commenti:

Paola S. ha detto...

Purtroppo è molto difficile dimenticare certe sensazioni. Soprattutto è più straziante quando i drammi accadono in periodi che invece dovrebbero essere pieni di gioia.
Ma ormai la Pasqua è passata, come hai ben scritto, quindi sii felice :))

§^_^§ ha detto...

grazie Stella. Mi piace il tuo commento. :))