mercoledì 11 settembre 2013

Quell'11 settembre....E..



Ero in ufficio, quel giorno, una normale giornata di lavoro, quando, nel primo pomeriggio, Mirella, la capA amministrazione, si affaccia nella stanza dove siamo io e la mia collega, e dice
"Ma che è successo? E' caduto un aereo?"
Al che io e la mia vicina di banco ci guardiamo perplesse, chiedendoci tacitamente "dove cosa come". Il mio primo pensiero (e anche il suo, come ci confessammo più tardi) va al nostro datore di lavoro, che, da Milano, sarebbe dovuto rientrare in serata proprio in aereo (il biglietto glielo prenotavo sempre io stessa). Ad un certo punto  l'ufficio, fino a quel momento piuttosto silenzioso e calmo, inizia ad animarsi. Dal televisore in sala riunioni giungono voci concitate di giornalisti che descrivono una scena apocalittica - nb: e noi ancora non capivamo dove come quando -. Di colpo squilla il telefono (mio dell'ufficio), è Paolo, che sta tornando da Ortona, suo luogo di lavoro, e che mi dice che alla radio della macchina parlano di un attentato...... alle torri gemelle....e al Pentagono....e un altro aereo, probabilmente diretto alla Casa Bianca,   precipitato poco distante da lì......
Tuttora non riesco a spiegare le sensazioni che mi arrivarono....la stanza divenne buia.....ecco....guardai la mia collega, che ancora non ci capiva niente.
Chiuso il telefono con Paolo, andiamo entrambe in sala riunioni dove, dalla tv, ci troviamo di fronte al disastro....anzi ai disastri. Da non crederci. Sembra quasi finto, un film catastrofico, di guerra. Da quel momento l'attività lavorativa si ferma. Tra le immagini in tv e i discorsi tra noi, tra la perplessità, e la paura, e lo sgomento, ci si domanda "perché?"....e cosa sarebbe successo dopo? Non erano immagini di disastri naturali, quelle, davanti alle quali ti senti disperato e spaventato ma in qualche modo realizzi che in queste cose nessuno può farci niente, bisogna solo aspettare che finiscano. Quelle erano risultato di azioni pensate e studiate da menti umane con tutte le intenzioni di provocare .....quello che hanno provocato.
Per tutto il resto del giorno, e poi nei giorni seguenti, non c'è stato altro che quelle immagini, dovunque ti girassi, ancora più drammatiche e terrificanti quando le due torri, una per volta, crollarono al suolo quasi sciogliendosi come fossero di burro. Immagini che segnavano un punto della storia fondamentale, che ancora adesso, nel rivederle, ho i brividi come quel pomeriggio infernale. Un attacco terroristico, no, un atto di guerra vero e proprio, e giunto allo scopo, visto che fu colpito anche il Pentagono, del quale, non capisco perché, non si parla mai. Un atto gravissimo su cui hanno ricamato, e ancora stanno ricamando, di complotti di vario genere da parte di questo o quell'altro. E intanto la verità non si sa, né mai si saprà.Visto da qui è stato terribile, posso solo immaginare come possa essere stato lì. E' sorprendente (e triste) come certi eventi possano unirci tutti. Di orrori ne capitano ormai ogni giorno, tanto che sembrano essere spaventosamente la norma. Quello  era un giorno come tanti, per me banale nella sua quotidianità, con gli stessi gesti tra carte su cui eravamo concentrati come poco prima e nei giorni precedenti, nel quale  drammaticamente una enorme tragedia  fece irruzione, e di cui proprio per questo  non riesco a dimenticare niente, nemmeno la banale e piccola quotidianità.

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