sabato 13 luglio 2013

Il grillo il gallo e il pipistrello

no, non è una favola, né una storiella, né una barzelletta, anche se mi fa sorridere che i tre nomi siano in rima. Si tratta di ricordi miei, esperienze personali, niente di straordinario, anzi, scene di vita quotidiana, o per essere precisi, quel genere di eventi un po' ridicoli, un po' tesi, e un po' tristi anche, che irrompono nella normale quotidianità sconvolgendola in qualche modo. 

Il grillo è stato protagonista di una intera serata. Eravamo a casa dei miei, tanti anni fa - i tempi passatemeli perché non li ricordo che vagamente - ero adolescente, probabilmente avevo 14, o 15 anni, e ad un tratto, nella sala, sentiamo il verso di un grillo, ma forte, lo ricordo distintamente. Sembrava, e non esagero, un grillo gigante che friniva nelle nostre orecchie! Nessuna normale attività casalinga era possibile in quel modo, nemmeno parlare tra noi, la televisione nemmeno a dirlo, avremmo dovuto alzare il volume a mille. Non c'era altro da fare che la caccia al grillino. Cerca e ricerca in giro, alla fine mio padre capì che il verso proveniva da dentro uno dei cassettoni delle serrande (ce ne sono 5 in sala), che evidentemente gli faceva da cassa di risonanza. Dopo averli aperti tutti (e si parla di tarda nottata), mentre lui continuava a frinire col megafono, mio padre finalmente lo trovò, riuscì a prenderlo e lo portò sul balcone. Ed è così che un esserino piccolo piccolo riesce a scombussolare il mondo dei giganti.

Il gallo invece non è un bel ricordo, per come è finito. Capitava spesso che a mio padre, geometra di un comune vicino Pescara, i contadini della zona regalassero cibarie, specie quelle di campagna, olio, verdure, in cambio di lavori che mio padre svolgeva loro. E tra questi doni in natura, quella volta ci ritrovammo in casa un galletto....vivo, con grande disappunto di mia madre che si rifiutò categoricamente di destinare alla pentola quel povero volatile. Era piccolo quando ce lo portarono, lo sistemammo nel terrazzino del bagnetto, e restò là, curato e allevato, per diverso tempo, finché non divenne bello grandetto e iniziò pure a cantare (a orari sfasati, poverello, di sicuro non ci capiva niente). Poi un giorno, con mio enorme dispiacere, venne mio nonno paterno e se lo portò via, verso la sorte che gli toccava (perchéééééé?!!) per mezzo di mia nonna, da sempre abituata a questo genere di mansioni. Povero galletto mio.

Il pipistrello risale a periodi più recenti rispetto agli altri due episodi. Eravamo a casa dei miei, qualche anno fa, a cena. La cucina di mia mamma ha la veranda, con un finestrone che prende tutta la parete (diviso in 4, l'apertura centrale e due vetri fissi laterali, più la parte alta, sempre fissa). Ed essendo al terzo piano, è a rischio di passaggi estranei. Proprio come quella sera. Mentre mangiavamo abbiamo visto entrare rapidissimo questo pipistrello - era una nottola mi sa, era piuttosto piccolino. In 4 che ne eravamo, siamo saltati dalle sedie e fuggiti via, io nel ripostiglio dietro le mie spalle, altri nella sala. Qualcuno, nella baraonda, ebbe anche l'idea di spegnere la luce della cucina nella speranza che il draculino andasse via. Aspetta 5 minuti, nessun rumore. Tra una stanza e l'altra iniziamo a urlarci il da farsi. Dalla sala una mano riaccese la luce della cucina. Sbirciammo all'interno, verso la finestra e....era ancora lì! appeso a testa in giù, nero nero come la notte. Come si accorse della luce riprese a volare, che poi, poverino, tentava di uscire ma sbatteva contro la parte a vetro fisso del finestrone, giustamente. Dopo svariati minuti nel panico lui e nel panico noi, che agitavamo degli strofinacci in aria, tipo eliche (eravamo buffissimi a pensarci ora) nel tentativo di farlo fuggire e, anche, di tenerlo lontano dai capelli (perché dicono, ed è testimoniato da diversi casi, che i capelli sfuggano ai radar di questi animali, che di conseguenza ci restano impigliati),  il draculino finalmente riuscì a beccare la parte aperta del finestrone e volò via da questa nostra breve ma intensa serata movimentata.

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