sabato 7 luglio 2012

E dopo Caronte, arriva Minosse.


(da Wikipedia)
Minosse è un personaggio della mitologia greca, figlio di Zeus e di Europa.
Minosse fu re giusto e saggio di Creta. Per questo motivo, dopo la sua morte, divenne uno dei giudici degli inferi, insieme a Eaco e Radamanto. Nei miti attici invece viene dipinto come estremamente tirannico e crudele.

Il personaggio

Si racconta che, in seguito alla morte del re Asterione, padre adottivo di Minosse, egli costruì un altare a Poseidone in riva al mare, per dimostrare il suo diritto alla successione al trono. Minosse pregò Poseidone di inviargli un toro per il sacrificio ed il dio lo esaudì. Ma Minosse non sacrificò l'animale, poiché era molto bello. Poseidone, adirato, fece innamorare del toro Pasifae, la moglie di Minosse. Da questa unione nacque il Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro. Minosse incaricò dunque Dedalo di costruire un labirinto in cui nascondere il mostro.

Dante e Virgilio giungono nel secondo cerchio, più stretto (dopotutto l'Inferno è come un imbuto con cerchi concentrici), ma molto più doloroso, tanto che i dannati sono spinti a guaire, che è verso bestiale già citato per gli ignavi (III v.22).
Qui sta Minosse orribilmente e ringhia di rabbia: egli è il giudice infernale (da Omero in poi), che giudica i dannati che gli si parano davanti, attorcigliando la sua coda attorno al corpo tante volte quanti sono i cerchi che i dannati dovranno scendere per ricevere la loro punizione (è ambiguo se la coda sia lunga da essere attorcigliata in tanti giri quanti il "girone" o se sia corta quindi piegata più volte). Quando i dannati gli si parano davanti infatti confessano tutte le loro colpe e Minosse decide, quale gran conoscitor de le peccata.
Minosse vedendo Dante interrompe il suo compito e lo avverte di guardarsi da come entra nell'Inferno e da chi lo guida, che non lo inganni l'ampiezza della porta infernale (come a voler dire che entrarvi è facile ma uscirne no). Virgilio allora prende subito la parola e, come aveva già fatto con Caronte, lo ammonisce a non ostacolare un viaggio voluto dal Cielo, usando le stesse identiche parole: Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole e più non dimandare.
Minosse, sebbene abbia i tratti grotteschi di un mostro ha nelle sue parole un atteggiamento regale e solenne, sparisce dalla scena senza alcun accenno da parte del poeta. Minosse inoltre è considerato un puro servitore della volontà divina.

Minosse si trova all'entrata del Cerchio II perché le anime del Limbo (Cerchio I) non hanno peccati da confessare e non vengono giudicate. Nella mitologia dantesca, a Minosse è dato il compito di ascoltare i peccati delle anime, le quali nulla nascondono al demone. Uditi i peccati Minosse comunica loro la destinazione all'interno dell'inferno, arrotolando la coda di serpente di tante spire quanti sono i cerchi di destinazione.
 

« …: Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia.
Dico che quando l'anima mal nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco d'inferno è da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.… »

(Dante Alighieri Divina Commedia,Inferno, V,4-12)

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